o scorso 5 gennaio è stata resa nota l’individuazione delle aree su cui dovrebbe sorgere il Deposito Nazionale di rifiuti radioattivi e relativo Parco Tecnologico dalla Sogin S.p.A., società responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. Il Deposito Nazionale sarà un’infrastruttura ambientale di superficie che permetterà di sistemare definitivamente in sicurezza i rifiuti radioattivi, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei presenti nel Paese. Il Parco Tecnologico sarà, invece, il centro di ricerca applicata e di formazione nel campo del decommissioning nucleare, della gestione dei rifiuti radioattivi e della radioprotezione, oltre che della salvaguardia ambientale.
Per quanto si parli di un’infrastruttura concepita in un rapporto di integrazione con il territorio, anche dal punto di vista paesaggistico, si è levato un coro unanime tra forze politiche di qualsiasi colore politico, associazioni di categoria e semplici cittadini in netto contrasto con le iniziative della Sogin S.p.A. Nel particolare, l’apicoltore e consigliere comunale Francesco Colafemmina ha lanciato una petizione su change.org per sensibilizzare le istituzioni locali e nazionali nei confronti della tutela della biodiversità e salubrità dei luoghi murgiano e lucani, che ad oggi ha visto quali firmatari oltre cinquemila cittadini.
Facciamo il punto con don Mimmo Natale, parroco di Santa Maria Maggiore in Acquaviva e direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale del lavoro, che ringraziamo per la disponibilità a rispondere ai quesiti di Acquavivanet - Rubrica "Dal Basso".
Perché questa notizia può suscitare perplessità? (I siti dovrebbero essere sicuri, poiché dapprima selezionati, a breve pronti dopo un'attesa di anni... - Si sono scelti, in Puglia, luoghi dove già i Comuni conoscono l'esperienza di gestione di altre discariche.)
«Sono più di vent’anni che si dice “si facciano studi geologici” e si torna a pensare alla murgia come zona sicura per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Al di là del fatto di non avere visto questi studi in giro, mi sembra sia necessario ribadire, che al di là della parvenza di rocciosità del territorio murgiano, il nostro territorio è di origine carsica e si estende con un intricato mondo sotterraneo fino al mare in un ecosistema così fragile e sensibile che pensare di interrare delle scorie radiottive, anche con tutti i piani di sicurezza immaginabili, mette i brividi al solo pensiero…»
È una questione, dunque, da chiarire? Intacca un aspetto etico? Si conferma come meritevole di particolare mobilitazione?
«Certamente, va chiarita questa pubblicazione della lista nazionale dei siti di stoccaggio. Mi sa che ci sono sessanta giorni. E, quindi, invitiamo le autorità competenti a intervenire subito. Per questo ci sembra importante fare alcune considerazioni in merito.
- il nostro territorio ha una vocazione, e ci si sta finalmente muovendo in questa direzione con investimenti e progettualità, turistica, eno-gastronomica, storico culturale unica e originale.
- ci si sta battendo per riaffermare la tutela del nostro grano e cereali di qualità e salubrità in confronto a un prodotto estero scadente che provoca seri problemi alla salute alimentare.
- si parla di nucleare: ma di dove? visto che in Italia non è stato approvato come fonte di energia. Scorie di chi? E perché stoccarle da noi?
- si necessita una profonda vigilanza, vista la già appurata presenza, per infiltrazioni mafiose, speculazioni immense sull’interramento di rifiuti nel nostro territorio, per non parlare dell’inquinamento di origine militare per la presenza di poligoni di tiro e polveriere…
- la Regione Puglia ha dato il via alla nascita di ben 4 distretti dell’agrobiologico, della tutela del territorio, della biodiversità, della pastorizia, della nascita di parchi: come si potrebbero conciliare questi insediamenti?»
A livello diocesano, quale appello civico si può esprimere alle varie istituzioni pubbliche locali?
«Prima di tutto essere presenti, vigilare, informarsi, chiedere spiegazioni, poi fare rete tra tutte le istituzioni locali, i comuni per interloquire con governo nazionale su i piani di sicurezza, le analisi territoriali, le vocazioni dei territori, gli impatti sulla salute perché non si corra il rischio di subire scelte così importanti decise a tavolino a migliaia di km di distanza…»
(Rubrica “Dal Basso”)
ULTIMI COMMENTI
- Emergenza Covid-19. Acces...
Una cavolata come si solito quelli di sinistra - Coronavirus, Colafemmina:...
Nessuno ha chiesto la "militarizzazio ne del Comune". L... - Cronaca Amara del Crollo...
Io ne ho parole! Al giorno d’oggi gli imprenditori di q... - HOT COFFEE: INTEGRATORE A...
dove si acquista il prodotto a caserta precisamente gra... - Piazza Kennedy della disc...
tante polemiche per un nulla le fermate bus in periferi... - Spinelli (Lista Democrati...
una semplice risposta al saputello di turno scenda dal ... - Francesco Montenegro (Noi...
penosi......... ........ - XX Festa della Cipolla Ro...
Ottimo lavoro ragazzi!!!!!! :roll: - Ballottaggio: Acquaviva r...
Ottima notizia. Meglio un "usato sicuro" che un "sicura... - Ballottaggio: Acquaviva r...
auguri Davide